Il patron del Paris Saint Germain, Nasser Al Khelaifi, deve difendersi dall’accusa di corruzione nell’ambito dell’acquisto dei diritti televisivi per i Mondiali. Nulla a che vedere, dunque, con il club parigini e i recenti acquisti folli, come si potrebbe erroneamente pensare: nel mirino degli inquirenti, infatti, sarebbe finita l’attività imprenditoriale di Al Khelaifi, tra cui anche l’emittente qatariota beIN Sports, di cui è presidente e amministratore delegato.
L’inchiesta della polizia svizzera è partita dalle presunte tangenti che Al Khelaifi avrebbe pagato per condizionare l’esito delle aste per l’assegnazione dei diritti TV. Nel mirino delle autorità elvetiche, anche l’ex segretario generale della Fifa, Jerome Valcke. Secondo quanto si legge nella nota riportata anche da Gazzetta.it, “il 20 marzo 2017 il Ministero pubblico della Confederazione ha avviato un procedimento penale nei confronti di Al-Khelaifi per corruzione di privati, truffa, amministrazione infedele e falsità in documenti”.
All’ex segretario generale della Fifa, Valcke, è contestato l’aver accettato favori in relazione all’aggiudicazione dei diritti di trasmissione delle partite in alcuni Paesi per gli anni 2018, 2022, 2026 e 2030. Per il patron del PSG Al Khelaifi, invece, si parla di addebiti per i diritti TV dei Mondiali 2026 e 2030. Le autorità svizzere, nella nota, puntualizzano anche che per “gli imputati vige la presunzione d’innocenza”, ma che “in collaborazione con le autorità presenti in Francia, Grecia, Italia e Spagna, sono state eseguite contestualmente perquisizioni domiciliari”. Nessuno degli indagati si trova attualmente in detenzione preventiva.
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